"Cinque
anni fa, quando venni raggiunto dall'avviso di garanzia, dissi che su
questa vicenda non avrei rilasciato alcun commento ma, confidando
nella giustezza della magistratura giudicante, avrei atteso l'esito
della vicenda. Anche oggi non commento la vicenda giudiziaria se non
per ringraziare la Corte che serenamente ha osservato tutta la
vicenda ed ha giudicato come sappiamo.
Ringrazio anche i miei
amici ed avvocati, Massimo Cirulli e Peppino Polidori, che hanno
saputo fornire gli elementi corretti affinché chi doveva giudicare
lo abbia potuto fare con cognizione della situazione".
Sono
queste le prime dichiarazioni dell'onorevole Fabrizio Di Stefano (FI)
,che questa mattina ha convocato una conferenza stampa a Pescara per
commentare l'esito della sentenza giudiziaria che lo ha visto
coinvolto.
"Quello
che invece oggi voglio assolutamente giudicare e condannare- ha
aggiunto- è l'uso che certa informazione fa delle vicende
giudiziarie. Per cinque anni sono stato vittima di un massacro
mediatico e sono stato condannato ancor prima di essere giudicato. Ho
cercato in questi giorni traccia sia su Sky che sui TG nazionali di
Rai e Mediaset, uno straccio di notizia riguardante questa mia
assoluzione : niente.
E neppure su "Piazza Pulita" la
trasmissione di LA7 che mi venne a rincorrere in Senato, proprio in
quell'occasione e che oggi invece non ne parla.
"Per
fortuna - ha detto Di Stefano- non tutta la stampa è così e c'è
anche una parte consistente che correttamente fa il proprio lavoro e
che purtroppo però ha poca notorietà. Ho letto infatti un
bell'articolo del giovane Antonio Del Furbo su un sito, da cui molti
"soloni" della stampa dovrebbero prendere lezioni.
Ma
cinque anni fa la mia faccia fu sbattuta sul video come il peggiore
dei criminali, per non parlare poi di certa stampa locale, che ancora
oggi fa strane insinuazioni e che valuteranno i miei avvocati, così
come stanno già facendo. Mi riferisco in particolare ad un'inchiesta
condotta dal giornalista Giuseppe Caporale, allora direttore di Rete
8 (ma a proposito di monopoli, quello della sanità abruzzese, ne
vogliamo parlare?Ne parleremo!), che 7 giorni prima che io venissi
raggiunto dall'avviso di garanzia, venne ad intervistarmi , e con me,
anche tutti coloro coinvolti nella vicenda, perché evidentemente
dotato della sfera di cristallo (non potendo pensare che qualcuno
dalla procura gli avesse suggerito qualcosa…).
E
questo per quanto riguarda il mondo dell'informazione, che poi dà
l'avvio al massacro mediatico. Ma anche alcune illustri voci che si
alzarono in tono di condanna all'epoca, oggi non le sento chiedere
scusa: "Siamo disgustati e sconcertati" disse Monsignor
Bruno Forte nell' omelia della celebrazione eucaristica per la festa
di San Michele Arcangelo qualche giorno dopo. E oggi?
Per non
parlare di quelle forze politiche che utilizzano l'arma della
giustizia come strumento di lotta politica! Penso al Consiglio
Comunale di Chieti, convocato appositamente su richiesta del PD per
valutare la mia vicenda e l'opportunità che io mantenessi il mio
ruolo quando ero consigliere comunale.
La Corte dei Conti forse
farebbe bene a chiedere contezza a quei signori sui costi di
quell'assise.
Per non parlare di quel movimento politico che mi
aveva messo nell'elenco dei non candidabili per questa vicenda,
dimenticando che il loro capo, quello si, non è candidabile per una
condanna passata in giudicato per un delitto esecrabile! Anche da
parte di costoro nessuna scusa.
Come dei tanti, troppi, che su
Facebook, o su altri social, si sono riempiti la bocca della mia
vicenda.
Ma penso anche a chi, come Lanfranco Venturoni o Rodolfo
Di Zio abbia subito l'esperienza del carcere: chi li ripagherà di
tutto questo? E penso ai tanti che magari sono meno forti di me e che
hanno passato una simile esperienza. Penso al mio amico Toni
Lattanzio, ex assessore di Martinsicuro, che dopo tanti giorni di
carcere è stato risarcito, anche economicamente, per ingiusta
detenzione. E penso all'ex sindaco di Roccaraso, Valentini, che fu
arrestato e detenuto nel carcere di Sulmona per una vicenda che poi
si rivelò senza fondamento.
E purtroppo non seppe resistere a
quel massacro mediatico e da quel carcere non ne uscì più.
Per
tutti costoro io continuerò il mio impegno politico- ha concluso il
Parlamentare- per rendere loro quella onorabilità che altri hanno
infangato e per colpire chi ingiustamente interpreta un atto di
garanzia come fosse una condanna. O ancora contro chi utilizza lo
strumento dell'informazione come un tritacarne mediatico che deve
servire solo ad appagare il gusto di fare notizia a tutti i costi,
dimenticando che dietro ad un titolo ci sono le persone, le loro
vite, la loro moralità e le loro famiglie".
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