lunedì 3 ottobre 2011

"I VITALIZI? BASTA RIPRENDERE E APPROVARE IL MIO DISEGNO DI LEGGE DEL 2002

CHE PREVEDEVA LA LORO DEFINITIVA ABOLIZIONE"


Senatore Fabrizio Di Stefano, ripar­tiamo dal 2002 quando in consiglio regionale lei ebbe la sfrontatezza di presentare un disegno di legge per abolire le pensioni ai deputati regio­nali. Lei era, se ricordiamo bene, ca­pogruppo di Alleanza Nazionale. Come venne accolta la sua propo­sta?
"Non trovò nessuna accoglienza, anche da parte di esponenti di quelle forze politiche che oggi fanno a gara per schierarsi, a parole, con­tro ¡I vitalizio. La verità è che trovai ovunque porte sbarrate. Le accuse più benevole che ricevetti furono di qualunquista e demagogo." Oggi però c'è un clima diverso. Il Pd ha annunciato, per voce del segre­tario regionale Paolucci una sua proposta per abolire il vitalizio e ci sono stati altri pronunciamenti con­tro un privilegio francamente difficile da accettare nei tempi che viviamo. Può essere la volta buona per arri­vare ad un risultato concreto. "Certo, ma non servono molte chiacchiere. La strada potrebbe es­sere semplicissima, se davvero c'è la volontà di agire: basta, come ho detto già nella intervista rilasciata a II Centro, riprendere il mio disegno di legge e portarlo all'approvazione del'aula. Se davvero si vuole inci­dere sui costi della politica non ci si può limitare a proclami o a dichia­razioni di principio: occorre operare e riformare un sistema che fa acqua, proprio perché nel tempo vi si sono aperte consistenti falle. Parlo del si­stema politico".
Si spieghi meglio, senatore Di Ste­fano.
"La politica è passione, è sentire il peso di una rappresentanza, è cer­care di dare risposte a coloro che ti hanno delegato e alla società che ti ha espresso. Se l'atteggiamento di chi fa politica non è questo, se non si recupera quello spirito diservizio che deve animare chiunque si propone alla guida di una pubblica ammini­strazione, la crisi di credibilità dei par­titi e della politica in genere non potrà che aggravarsi. L'impegno nosfro è oggi evitare che questo poss accadere".
Difficile però che questa svottt possa esserci se continuiamo ad avere un parlamento di nominati... "Ha ragione, ma sta ai partiti for­mare e indicare una classe diri­gente, su questo credo che sic tutti d'accordo. I partiti però trovanti la loro legittimazione nel conse : dei cittadini ed è scontato che a rappresentanza politica non p: che nascere dal rapporto con gì elettori. Da questo ragionamento nasce la necessità di far ricorso alle primarie, non solo per indicare i can­didati alle amministrativa ma anche, e aggiungerei soprattutto, alle politi­che, se continuerà ad essere ape -cata l'attuale legge elettorale".  
Parliamo della situazione abruzzese i guai del terremoto, la situazione della sanità, le riforme da fare per far quadrare i conti che non trovano il consenso necessario, ma anzi fanno levare barricate spesso dettate da un mai tramontato campanilismo, danno un quadro che non può non preoccupare. E' d'accordo? " La situazione non è facile e per più aspetti, il momento che viviamo è straordinario, anzi, a livello mondiale. Per superarlo occorre che tutti mo­strino responsabilità massima, e di­cendo tutti parlo innanzitutto della classe politica dirigente, ma anche degli imprenditori, dei sindacati e degli stessi cittadini. Dalla crisi si esce tutti insieme e ognuno, ripeto, deve fare la sua parte".
Ci sono però evidenti scollamenti non solo tra i partiti, vedi la gestione della sanità e della ricostruzione aquilana. Anche sulle riforme non si trova accordo.
"Ed invece bisogna trovare modo di remare, mi permetta la scontata metafora, tutti insieme per raggiun­gere la meta. Ed anche per turare eventuali falle ed evitare possibile scogli".
Lei parla come Tremonti che ha ci­tato il Titanic. Se va a fondo anne­ghiamo tutti...
"C'è il Titanic da salvaguardare, ma ci sono anche le piccole imbarca­zioni che vanno tenute a galla e fatte arrivare al giusto approdo. La politica ha il dovere di occuparsi dei grandi e dei piccoli temi e quel che vale a Roma vale anche in periferia. Ripeto: è il momento della respon­sabilità che deve mettere al bando strumentalizzazioni, interessi di parte, speculazioni ideologiche. Sono con­vinto che ce la faremo, la la strada non può che essere quella che ho Indicato".

ARTICOLO RIPRESO DAL MENSILE "IL PRIMO" - ANNO IV, NUM. 2 SETTEMBRE 2011. PAG. 20-21

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