lunedì 17 ottobre 2011

Articolo tratto dal "Secolo d'Italia"


Cari amici, voglio condividere con voi quest'interessante articolo uscito martedì 11 ottobre su il "Secolo d'Italia" e scritto da Francesco Signoretta. Personalmente l'ho trovato molto interessante.

di Francesco Signoretta
La Marcegaglia “piange”, l’opposizione paragona l’Italia agli zombie, baldanzosi economisti di primo pelo (tutti rigorosamente schierati a sinistra) vedono catastrofi ovunque, i grandi giornali descrivono un clima da film horror e la gente comune – travolta da notizie che più nero non si può – si rifugia nei vecchi salvadanai perché non si sa mai, in caso di bisogno anche le monete servono. Delle notizie vere, dei dati reali, nessuno parla. E i quotidiani online relegano tutto tra gli articoli di second’ordine. Ma stavolta le cifre sono tanto importanti quanto significative: la produzione industriale va. Ad agosto l’indice, elaborato dall’Istat, ha fatto segnare un rialzo congiunturale (rispetto al mese precedente) del 4,3 per cento e un incremento tendenziale (rispetto allo stesso mese del 2010) del 4,6 per cento. Un dato che mette all’angolo i catastrofisti di professione. Nei giorni scorsi erano già arrivati segnali positivi, sia dal fronte degli occupati (tornati oltre quota 23 milioni con un aumento di 220mila posti di lavoro in un anno), sia dalla disoccupazione (scesa al 7,8 per cento dall’8,3 dello scorso anno, mentre nell’Eurozona il dato è stabile al 10 per cento), sia dalla cassa integrazione, che nei primi nove mesi del 2010 è diminuita del 20,9 per cento. Questa volta, però, le cifre emerse sono di quelle che non hanno bisogno di commento: da 11 anni a questa parte non andava mai così bene. La produzione di autoveicoli, ad esempio, ha segnato un più 31,7 per cento su base annua: il che equivale a dire che impianti che prima allestivano 50 vetture al giorno adesso ne licenziano 75. In tempi di crisi economica, non c’è male. Anche perché le previsioni degli analisti sono state nettamente battute, la Borsa ha inanellato un altro risultato positivo (+3,67 la chiusura di Piazza Affari) e lo spread Btp-Bund si è ridotto a 348,8 punti base.

Il sistema gira
Ma è tutto il sistema che ha ripreso a tirare. Mentre al tavolo del governo il confronto sulle cose da fare per spingere la crescita è in fase avanzata e, da qui al 20 ottobre, i provvedimenti allo studio dovrebbero ottenere l’ok del Consiglio dei ministri, l’Istat comunica che il panorama produttivo industriale si è messo in moto: beni intermedi +8,3 per cento; beni strumentali +6,9; produzione di energia +3,5; beni di consumo +0,6. Il tutto mentre in Francia, a fronte dell’attesa di una flessione dello 0,8 per cento, si è registrato ad agosto un incremento dello 0,5. E le esportazioni tedesche sono tornate a salire dopo due mesi consecutivi di calo. Almeno su questo fronte il nostro Paese si muove. Anche se, a livello occupazione, da noi i giovani stentano di più a trovare un lavoro e il Sud arranca dietro un Centro e un Nord che, invece, risultano non avere problemi a tenere il passo europeo. Nel Veneto, ad esempio, il tasso di disoccupazione è sceso nel secondo trimestre del 2011 al 4,4 per cento. Ma si segnalano anche la Puglia (49mila i nuovi occupati) e l’Abruzzo, con i disoccupati scesi al 7,9 per cento dal 9,4 del secondo trimestre 2010.

Attitudine a crescere
Il governo incassa le valutazioni che arrivano dall’Istituto centrale di statistica e rileva che «l’economia italiana si muove». «Se combiniamo questo dato – ha sostenuto il ministro Maurizio Sacconi – con quello che l’Istat ci ha consegnato nei giorni scorsi, che vede la disoccupazione sotto l’8 per cento e i posti di lavoro in crescita oltre i 23 milioni, vuol dire che l’Italia sta manifestando un’attitudine a crescere che dev’essere assecondata con le misure allo studio». E Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, parla di «segnale incoraggiante», che dimostra «la solidità dell’economia italiana e la vitalità del nostro sistema produttivo». «Dopo aver messo in sicurezza i conti pubblici – spiega – adesso siamo al lavoro per mettere a punto un pacchetto di misure che serva a rafforzare e sostenere in modo costante la crescita. Il Paese ha ripreso a camminare sulla strada dello sviluppo, ma ora è necessario accelerare». Un’accelerazione che, secondo il ministro Renato Brunetta, potrebbe trovare terreno fertile, visto che il «balzo» della produzione industriale costituisce un segnale «in linea con le tendenze degli altri principali Paesi dell’area euro». La Francia, in  particolare, mentre la Germania si segnala per il «surplus commerciale». Entrambi i risultati, in ogni caso, «sono migliori delle aspettative», a dimostrazione che è in atto una timida ripresa comune anche agli Stati Uniti. Qui, nonostante Obama sia alle prese con il piano di rilancio che non ha ancora ottenuto il via libera del Congresso, a settembre sono stati creati 103mila posti di lavoro: una cifra che va al di là di quanto previsto dagli operatori. Il presidente Usa in questi giorni sta giocando all’attacco, dopo aver puntato il dito contro Europa e Cina accusate di frenare la crescita, ha sostenuto che «la gente ha bisogno di aiuto adesso».

Ue e Cina sotto accusa
Sotto accusa c’è il debito sovrano del Vecchio Continente, che «crea nervosismo sui mercati, tra i consumatori e nelle imprese» e che sta mettendo in evidenza l’incapacità dell’Europa a «risolvere i suoi problemi», ma anche lo yuan che, secondo gli Usa era sottovalutato. Ieri, infatti, la moneta cinese ha effettuato il rialzo più importante da quando le autorità cinesi, nel luglio del 2005, consentirono alla sua rivalutazione. La divisa cinese ha raggiunto quota 6,3453 contro il dollaro, ma, secondo gli analisti, Pechino potrebbe consentire un apprezzamento fino a quota 6,3 per un dollaro, con l’obiettivo di evitare una guerra commerciale con Washington. Obama, com’è noto, non condivide l’attendismo di Angela Merkel che da mesi frena gli interventi in soccorso della Grecia e, in questo modo, danno vita a nuove turbative sui mercati e creano le premesse per l’attacco degli speculatori anche a Spagna e Italia. Il nostro Paese, in particolare, pur essendo caratterizzato da un alto debito pubblico, ha già varato le misure necessarie per conseguire il pareggio di bilancio nel 2013, autorizzato la clausola di salvaguardia e introdotto la norma sulla spending review. «Tutto questo – ha fatto notare ieri Marcello De Angelis nel corso del suo intervento alla Camera sul rendiconto generale dello Stato – assieme a un significativo miglioramento dei saldi, che raggiunge i 41,5 miliardi sul fronte dei risparmi pubblici e arriva a 78 miliardi per quanto riguarda il resto. Con l’avanzo primario in aumento di circa il 18% rispetto al 2009, nella consapevolezza che un bilancio in ordine è la migliore risposta da dare ai mercati». L’Italia, tra l’altro, dispone di un forte risparmio privato e può contare su circa 1.800 miliardi di patrimonio pubblico che è possibile privatizzare. Le premesse per un default non ci sono, anche se gli speculatori sembrano credere il contrario, aiutati in questo dall’attendismo dell’Europa.

venerdì 14 ottobre 2011

SONDAGGIO SINDACI, OTTIMO RISULTATO DI PRIMIO

CHIETI - "Ancora una volta, nonostante la sinistra cerchi di dileggiare, lo studio di Monitor Città ha premiato abbondantemente il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio".
È il commento del senatore del Pdl Fabrizio Di Stefano ai risultati del sondaggio sul gradimento dei primi cittadini dei capoluoghi di provincia italiani.
"Questa è la miglior risposta ai faziosi detrattori di centrosinistra - prosegue - e anche a coloro che, nella maggiornaza uscita dalle urne, non si rendono conto che la città va da tutt'altra parte rispetto ai loro mugugni".

venerdì 7 ottobre 2011

DI STEFANO (PDL) RASSEGNA CUOCHI, FIORE ALL'OCCHIELLO D'ABRUZZO

E' stata presentata questa mattina nella Sala Blu della Regione Abruzzo a Pescara la 33a Edizione della Rassegna dei cuochi di Villa Santa Maria. Presenti, oltre al sindaco Vito Paolini, e  all' Assessore regionale alla Cultura, Gigi De Fanis, anche il senatore Fabrizio Di Stefano.

"L'edizione di quest'anno è particolarmente importante perchè l'amministrazione a guida Paolini è riuscita a coniugare l'elemento culturale a quello enogastronomico, da sempre peculiarità del comune di Villa Santa Maria- ha affermato Di Stefano.

"La presenza di cuochi abruzzesi del calibro di Niko Romito e Peppino Tinari,
- prosegue il Senatore- ma anche di icone quali Heinz Beck, i cui ristoranti sono stati premiati tra l'altro proprio in queste ore dalla Guida dei ristoranti e dei vini dell’Espresso come eccellenze della gastronomia, ci riqualificano ed inorgogliscono".

La Rassegna, che quest'anno si svolgerà dal 14 al 16 ottobre, partirà con l'accoglienza alla delegazione calabrese della Federazione Italiana Cuochi , per dare poi
il via , dopo la celebrazione liturgica, alla kermesse culinaria, che nei tre giorni animerà il centro storico. Proprio qui saranno allestiti infatti gli stand per le esposizioni e la vendita di prodotti tipici ,con degustazioni e dimostrazioni pratiche. Domenica 16 verranno aperte inoltre le porte del celebre Istituto alberghiero, con visite nei laboratori didattici e, anche qui, dimostrazioni pratiche.
Chiuderà la rassegna il Master Nazionale della Gastronomia, con la competizione tra ristoranti italiani, e la tanto attesa premiazione finale.   

lunedì 3 ottobre 2011

"I VITALIZI? BASTA RIPRENDERE E APPROVARE IL MIO DISEGNO DI LEGGE DEL 2002

CHE PREVEDEVA LA LORO DEFINITIVA ABOLIZIONE"


Senatore Fabrizio Di Stefano, ripar­tiamo dal 2002 quando in consiglio regionale lei ebbe la sfrontatezza di presentare un disegno di legge per abolire le pensioni ai deputati regio­nali. Lei era, se ricordiamo bene, ca­pogruppo di Alleanza Nazionale. Come venne accolta la sua propo­sta?
"Non trovò nessuna accoglienza, anche da parte di esponenti di quelle forze politiche che oggi fanno a gara per schierarsi, a parole, con­tro ¡I vitalizio. La verità è che trovai ovunque porte sbarrate. Le accuse più benevole che ricevetti furono di qualunquista e demagogo." Oggi però c'è un clima diverso. Il Pd ha annunciato, per voce del segre­tario regionale Paolucci una sua proposta per abolire il vitalizio e ci sono stati altri pronunciamenti con­tro un privilegio francamente difficile da accettare nei tempi che viviamo. Può essere la volta buona per arri­vare ad un risultato concreto. "Certo, ma non servono molte chiacchiere. La strada potrebbe es­sere semplicissima, se davvero c'è la volontà di agire: basta, come ho detto già nella intervista rilasciata a II Centro, riprendere il mio disegno di legge e portarlo all'approvazione del'aula. Se davvero si vuole inci­dere sui costi della politica non ci si può limitare a proclami o a dichia­razioni di principio: occorre operare e riformare un sistema che fa acqua, proprio perché nel tempo vi si sono aperte consistenti falle. Parlo del si­stema politico".
Si spieghi meglio, senatore Di Ste­fano.
"La politica è passione, è sentire il peso di una rappresentanza, è cer­care di dare risposte a coloro che ti hanno delegato e alla società che ti ha espresso. Se l'atteggiamento di chi fa politica non è questo, se non si recupera quello spirito diservizio che deve animare chiunque si propone alla guida di una pubblica ammini­strazione, la crisi di credibilità dei par­titi e della politica in genere non potrà che aggravarsi. L'impegno nosfro è oggi evitare che questo poss accadere".
Difficile però che questa svottt possa esserci se continuiamo ad avere un parlamento di nominati... "Ha ragione, ma sta ai partiti for­mare e indicare una classe diri­gente, su questo credo che sic tutti d'accordo. I partiti però trovanti la loro legittimazione nel conse : dei cittadini ed è scontato che a rappresentanza politica non p: che nascere dal rapporto con gì elettori. Da questo ragionamento nasce la necessità di far ricorso alle primarie, non solo per indicare i can­didati alle amministrativa ma anche, e aggiungerei soprattutto, alle politi­che, se continuerà ad essere ape -cata l'attuale legge elettorale".  
Parliamo della situazione abruzzese i guai del terremoto, la situazione della sanità, le riforme da fare per far quadrare i conti che non trovano il consenso necessario, ma anzi fanno levare barricate spesso dettate da un mai tramontato campanilismo, danno un quadro che non può non preoccupare. E' d'accordo? " La situazione non è facile e per più aspetti, il momento che viviamo è straordinario, anzi, a livello mondiale. Per superarlo occorre che tutti mo­strino responsabilità massima, e di­cendo tutti parlo innanzitutto della classe politica dirigente, ma anche degli imprenditori, dei sindacati e degli stessi cittadini. Dalla crisi si esce tutti insieme e ognuno, ripeto, deve fare la sua parte".
Ci sono però evidenti scollamenti non solo tra i partiti, vedi la gestione della sanità e della ricostruzione aquilana. Anche sulle riforme non si trova accordo.
"Ed invece bisogna trovare modo di remare, mi permetta la scontata metafora, tutti insieme per raggiun­gere la meta. Ed anche per turare eventuali falle ed evitare possibile scogli".
Lei parla come Tremonti che ha ci­tato il Titanic. Se va a fondo anne­ghiamo tutti...
"C'è il Titanic da salvaguardare, ma ci sono anche le piccole imbarca­zioni che vanno tenute a galla e fatte arrivare al giusto approdo. La politica ha il dovere di occuparsi dei grandi e dei piccoli temi e quel che vale a Roma vale anche in periferia. Ripeto: è il momento della respon­sabilità che deve mettere al bando strumentalizzazioni, interessi di parte, speculazioni ideologiche. Sono con­vinto che ce la faremo, la la strada non può che essere quella che ho Indicato".

ARTICOLO RIPRESO DAL MENSILE "IL PRIMO" - ANNO IV, NUM. 2 SETTEMBRE 2011. PAG. 20-21