ti lascio per iscritto le mie considerazioni in merito alla legge elettorale che in più occasioni, ti ho espresso personalmente a voce.
Capisco che avendo emergenze di
gran lunga più cogenti da dover quotidianamente affrontare, quali la sanità, il
lavoro, il terremoto, deleghi al gruppo e al capogruppo simili tematiche.
Ma poiché la partecipazione dei
cittadini alla vita democratica delle istituzioni rappresenta il metro e la
misura del livello di maturità di un’istituzione come la Regione, forse, un
attimo di attenzione da parte tua anche a questa tematica contribuirebbe a
qualificare il lavoro di tutto il Consiglio regionale. Soprattutto oggi, in cui
vengo a sapere, che ci sarebbe l’intenzione di non modificare in nessun punto
la legge elettorale e in maniera minimale, la norma sull’ineleggibilità e
incompatibilità.
In particolare, ribadisco che ritengo
che sarebbe opportuno intervenire sulla questione inerente la doppia preferenza
di genere e su alcuni passaggi dell’incompatibilità e ineleggibilità.
L’introduzione della doppia
preferenza di genere non solo è un atto per conformarsi con la recente
normativa nazionale che mira a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze
di genere negli Enti locali - se pur considerando che la Regione non è un ente
locale ma un organismo legislativo- ma è uno slancio qualificante per la
politica regionale e per il governo che tu impersonifichi.
Garantire una maggiore
possibilità di coinvolgimento negli organi elettivi della componente femminile,
premiando il merito ed evitando le cooptazioni soggettive, non può che essere
il nostro punto d’approdo.
Sono contro le “quote rosa” sia
in Consiglio sia in Giunta, ma favorire la partecipazione democratica alle
donne la ritengo un valore aggiunto alla vita politica non solo della nostra
Regione, ma dell’intero Paese.
Quanto alla norma sulle
incompatibilità e ineleggibilità, ricordando che all’epoca votai anch’io questa
legge, riconosco che la stessa ha dei limiti. La logica che ci mosse, era in particolar
modo rivolta all’incandidabilità dei sindaci delle grandi città. La possibilità
di competere da sindaco di una città, con la visibilità e il ruolo che questo
incarico conferisce, avrebbe squilibrato in partenza la competizione
elettorale.
E’ anche del tutto evidente, che
il risultato normativo al quale si è giunti in materia d’ineleggibilità, estendendo
la legge, ad esempio, a un sindaco di un paese di 400 abitanti o a un assessore
provinciale o a un componente di un consiglio di amministrazione, distorce, a
mio avviso, lo spirito della norma stessa, rendendola palesemente troppo
restrittiva.
Capisco che in Consiglio
regionale possano esserci resistenze, perché si allarga la schiera dei
possibili competitori, ma sono altrettanto certo che tu converrai con me che
questa non può essere una buona ragione, per eludere il cambiamento.
Ma le mie ragioni nascono anche
da una riflessione prettamente legata alla nostra parte politica. Tutti gli assessori,
delle 4 province abruzzesi, sono espressione della nostra parte politica; limitarne
il coinvolgimento in una campagna elettorale, varrebbe a limitare tutto il
potenziale che la nostra classe dirigente potrebbe mettere in campo. L’unica
cosa che va garantita, a mio avviso, è una coalizione forte, fatta dei migliori
uomini e delle migliori donne.
Perché il nostro il nostro
obiettivo è la tua rielezione, per consolidare tutto quello di buono che hai
fatto in questi cinque anni e che potrai sicuramente continuare a fare ancora
nei prossimi cinque.
Un abbraccio.